Fiuli Venezia Giulia – Via dei sapori 2017
Il Friuli Venzia Giulia è senz’altro la culla dei vini bianchi italiani, come la regione dello Champagne lo è per le bollicine francesi.
Nel 1974 Silvio Jermann creò il rivoluzionario il Vintage Tunina, quasi superando i grandi bianchi francesi della Borgogna e del Sancerre e aprendo un nuovo capitolo della storia del vino italiano. Quindi, accanto a Jermann, grandissime aziende come i Felluga, Livon, Venica e Venica, Zamò, Collavini e Vie di Romans, hanno ulteriormente elevato la qualità dei vini bianchi italiani sfiorando la perfezione.
La kermesse Via dei sapori del Fliuli Venezia Giulia, svoltasi lo scorso 29 maggio nella splendida cornice della Bartolini’s Hall, ha rappresentato un’occasione fondamentale per confrontare in orizzontale le ultime annate di (quasi) tutti i principali bianchi friulani, peraltro accompagnati ed esaltati dalle preparazioni culinarie di 21 grandi chef regionali.
All’ esito di questa degustazione, tra grandi conferme, qualche incertezza ed interessantissime scoperte, ecco quali vini desidero raccontarvi.
il Sauvignon Blanc Fumat 2015 di EUGENIO COLLAVINI (15 euro ca.) è un grande Sauvignon Blanc, con un bouquet fresco e pungente dominato da una gradevolissima nota di peperone verde che ricorda i verticalissimi Sauvignon neo-zelandesi. Fresco, agile e minerale al sorso, è a mio avviso un perfetto vino estivo.
Peccato invece che non fosse presente in degustazione il Broy di Collavini (19 euro ca.): uno dei miei bianchi friulani preferiti.
Altrettanto interessante come Sauvignon Blanc in purezza, è il Ronco del Cerò 2015 di VENICA E VENICA (17 euro ca.), figlio “minore” del pluripremiato Ronco delle Mele. Anch’ esso è fresco e varietale, ma al contempo caratterizzato da un morbido finale esotico (pesca gialla e mango), mentre al palato conquista per la sua importantissima mineralità.
Sempre di Venica e Venica, ottimo anche il Friulano Ronco delle Cime 2015 (19 euro ca.), per lo spiccato sentore di mela verde, e per il sorso generoso e morbido ma secco ed ammandorlato sul finale. Un vino più impegnativo, forse, ma molto interessante per chi apprezza questo vitigno autoctono semiaromatico (il Friulano, noto un tempo come Tocai).
Ultimo monovitigno degustato, ma non per bontà, è stato il Pinot grigio Mongris riserva 2013 di MARCO FELLUGA (25 euro ca.), che si presenta al calice complesso, con note floreali e terziarie, che evolvono in frutta matura e vaniglia ed al sorso sapido e bilanciato, con un finale verdeggiante. Un vino complesso, che fa rimpiangere di non avere avuto più tempo per degustarlo, come ho riferito allo stesso maestro Roberto Felluga.
Venendo infine ai grandi blend friulani, incomincerei proprio da Marco Felluga e dal suo Collio Bianco Col Disore 2013 (25 euro ca.), le cui lignee note vanigliate e di fiori d’arancio accompagnano l’intero assaggio, senza mai annoiare. Gradevolissima beva, anche se non stupisce per persistenza.
Il Braide Alte di LIVON, lo dico senza timore, è stato uno dei miei primi amori. Quello appena degustato, il millesimo 2015 a mio avviso è ancora giovanissimo eppure già si presenta impetuoso e complesso, con il Friulano in prima linea a conferire tale complessità.
Solo il 50% delle masse sono elevate in legno di primo passaggio, e conferiscono sentori suadenti di vaniglia e canditi, mentre il restante 50%, sposa l’acciaio per conferire profumi più freschi. Ribadisco comunque che questo vino, ottimo oggi, sarà superbo tra 5-7 anni, quando i terziari evolveranno in note floreali e tostate di nocciola.
Altro capolavoro è senz'altro il Terre Alte Rosazzo dello storico produttore LIVIO FELLUGA (40 euro ca.), che in quest’annata 2015 mi è parso anche migliore che nel 2013. Vino molto complesso ed intenso, sia nei profumi che alla bevuta, dove è altresì sapido, giustamente secco e davvero di lunga persistenza. Inutile aggiungere altro: chapeau ad uno dei capostipiti dell'enologia friulana.
Sempre a Rosazzo, buono il biodinamico Rosazzo 2014 di RONCO DELLE BETULLE (25 euro ca.), con un bouquet complesso, in cui emergono prima aromi varietali, poi una confettura di frutta. Buono anche al palato, dove è molto corrispondente al naso, infatti riaffiorano ancora sentori di frutta matura (pera).
Altro ramo della famiglia Felluga è quello del CASTELLO BUTTRIO, che produce un ottimo Torre Butria 2013 (38 euro ca.), caratterizzato da note complesse di vaniglia e canditi, ed un sorso elegante, sebbene non molto persistente. Comunque è subito evidente che si sta bevendo un cru.
Eccoci finalmente giunti al summenzionato pioniere del vino bianco friulano: JERMANN. Ebbene, il suo Were Dreams 2015 (38 euro ca.) è un gioiellino dal bouquet esotico ed agrumato (tarocco rosso), ma al contempo dolcemente vanigliato, con un sorso morbido ed elegantissimo, sebbene non lunghissimo, che ricorda la pulizia dei grandi Chablis, con cui può serenamente gareggiare.
Il Vintage Tunina, invece, è stato da sempre uno dei miei bianchi preferiti in assoluto e senza dubbio ha bisogno di un lungo invecchiamento in bottiglia per esprimere le sue sorprendenti doti. Alla luce di ciò, per il Vintage Tunina 2015 (36 euro ca.) mi riservo di esprimere un giudizio più in la, quando sarà nel suo pieno.
A conclusione del nostro breve viaggio in Friuli, una nota di merito va all'azienda BSTIANICH, il cui Vespa Rosso (2013) mi ha sorpreso, considerando che si tratta di un vino rosso friulano. Questo blend di Merlot, Refosco e Cabernet Sauvignon, presenta dapprima una gradevolissima nota verde (probabilmente merito del Cabernet), e quindi complessi profumi eterei e caramellati, sicuramente frutto del moderato affinamento in barrique (18 mesi solo per il 30% delle masse). Al palato avvolgente e vellutato, si lascia sorseggiare con piacere: bravo Bastianich.
E con questo vi saluto augurandovi, come di consueto, GRANDI BEVUTE!
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