Pur consapevole dell’impopolarità che riscuoterà questa mia affermazione, non ho mai nascosto di non amare particolarmente gli sparkling wine, ed ho sempre confessato, senza peli sulla lingua, la mia idea secondo cui le uve dello Champagne costano troppo e di conseguenza costano troppo anche i vini che ne derivano (sebbene siano degli status simbol).
Tuttavia, quando si incontra una grande, anzi una grandissima bollicina, non ci si può che inchinare di fronte ad essa; e questo è il caso dello STEPHAN BRETON BRUT (30 euro ca.).
Questo Champagne dal colore giallo paglierino brillante, è una cuveè di Cardonnay (50%) e Pinot Noir (50%), non “contaminata” dal Pinot Munier, che svolge la fermentazione malolattica e riposa 24 mesi sui lieviti.
Ma al di là di questa descrizione tecnica, ciò che mi ha sorpreso è la complessità e l’originalità di questo Champagne, che in rapporto al prezzo ho trovato semplicemente stupefacente.
Il perlage è fine e persistente (come in un buono Champagne deve essere).
Il bouquet è complesso e originale (per nulla appiattito dai lieviti): in esso affiorano sentori floreali e decise tostature, che fanno pensare ad una sapiente ossidazione “nobile”.
Il sorso poi è sapido e freschissimo, con un residuo zuccherino importante (probabilmente intorno ai 14 mg/l) supportato da un’acidità che lo rende elegantissimo.
Insomma, uno champagne ricchissimo all’olfatto, come al palato, per nulla stereotipato e dal prezzo imbattibile. Ecco uno Champagne che amo!